La Piazzaforte e l’Arsenale. Genova e La Spezia da Napoleone ai Savoia

La Piazzaforte e l’Arsenale.
Genova e La Spezia da Napoleone ai Savoia

Ringraziando per la disponibilità, pubblichiamo la seconda parte dell’articolo, del Prof. Emiliano Beri, docente di Storia sociale e di Storia militare presso il Dipartimento di Antichità, Filosofia, Storia e Geografia (DAFiSt) dell’Università degli studi di Genova, membro del Laboratorio di Storia Marittima e Navale (NavLab), collaboratore del Centro interuniversitario di studi “Le Polizie e il Controllo del Territorio” (CEPOC) e del Centro interuniversitario di ricerca per la Storia Marittima e Navale (CISMEN). 

PARTE seconda

Sono i Savoia coloro che arrivano a Genova dopo Napoleone. Durante il Congresso di Vienna il territorio della Repubblica di Genova viene assegnato al Regno di Sardegna, in barba al principio del ritorno allo status quo ante 1789; i Savoia ottengono così l’agognata Liguria (avevano già provata a conquistarla nel 1625 e nel 1672 subendo sonore batoste). La situazione del Regno di Sardegna è particolare in questo momento perché è uno degli Stati cuscinetto che vanno a formare la cintura di sicurezza voluta da Gran Bretagna, Austria, Prussia e Russia ai confini orientali della Francia. Perché una cintura sia di sicurezza non basta costruirla con Stati cuscinetto, bisogna anche dotare gli Stati cuscinetto di grandi opere di difesa in grado di reggere ad un attacco delle armate francesi (Napoleone è già tornato dall’esilio una volta e le potenze che lo hanno sconfitto temono che possa replicare l’impresa). Sotto la supervisione di Gran Bretagna, Austria e Prussia negli Stati ai confini orientali della Francia iniziano i lavori per creare un cordone di grandi capisaldi fortificati: fortezze e piazzeforti dal Mare del Nord al Mediterraneo.


Testata La Spezia


Il Regno di Sardegna fortifica le Alpi e ha in Nizza la piazzaforte più vicina al confine francese. Ma Nizza è troppo esposta, è oltre lo spartiacque alpino, può essere aggirata e tagliata fuori facilmente. La difesa del fianco meridionale della parte continentale del Regno (che comprende gli attuali Piemonte e Valle d’Aosta, oltre a Liguria e Nizzardo) deve essere collocata in posizione più arretrata. Viene scelta Genova come grande caposaldo meridionale, ossia come terminale mediterraneo del cordone di fortezze. La morfologia del territorio genovese si presta ottimamente alla difesa (gli assedi del 1747 e del 1800 lo hanno dimostrato) e il suo grande porto permette una facile comunicazione marittima con un Mediterraneo controllato dall’alleata flotta britannica. Genova viene quindi trasformata dai Savoia nella più grande piazzaforte del Regno, una «cittadella del Piemonte» in cui l’esercito sabaudo può rifugiarsi in caso di superamento dei valichi alpini da parte dei francesi, e in cui può essere comodamente approvvigionato e sostenuto via mare da vettovagliamenti e rinforzi trasportati dalle navi britanniche.

La grande opera di fortificazione di Genova viene fatta dai Savoia seguendo la linea tracciata dai progetti napoleonici: realizzazione di un campo trincerato a difesa della cinta muraria, formato da forti costruiti sulle alture. Tra il 1815 e la fine degli anni Trenta il genio militare sabaudo: completa i tre forti già tracciati dopo il 1747 (Santa Tecla, Quezzi e Richelieu), i cui lavori erano proseguiti a intermittenza durante il periodo di annessione all’Impero francese; ammoderna l’unico forte che era già stato completato durante la seconda metà del Settecento (il Diamante); dà infine pieno sviluppo alla logica avviata dagli ingegneri militari genovesi dopo il 1747, e portata avanti da quelli francesi tra 1805 e 1814, attraverso la realizzazione di altri 13 forti esterni alle mura e 2 interni (questi ultimi a guardia della città, perché anche i Savoia, come Napoleone, temono che i genovesi possano ribellarsi; hanno ragione peraltro, la sollevazione del 1849 lo dimostra).

Nel momento stesso in cui la piazzaforte di Genova viene terminata, dopo aver investito nelle sue fortificazioni cifre esorbitanti ecco che il governo sabaudo concentra nuovamente la sua attenzioni sulla Liguria, per un motivo diverso: non più difesa contro un nemico in arrivo dalla Francia ma sviluppo del potere marittimo. Dopo il 1815 Genova è diventata la base navale e l’arsenale della flotta sabauda. Ma a partire dagli anni Quaranta gli spazi nel porto iniziano a farsi stretti, la Marina militare e le attività marittimo-commerciali devono dividerseli: lo sviluppo della prima toglierebbe spazio e risorse alle seconde e viceversa. Viene progettato un ampliamento del settore militare del porto, ma Cavour, il nuovo uomo di punta del governo, si oppone. Cavour vede la necessità di separare la funzione di porto militare e base navale da quella di porto commerciale. Il porto di Genova deve essere valorizzato nella sua naturale vocazione di grande emporio commerciale; il porto militare va portato altrove. Dove? Anche qui la linea da seguire è quella già tracciata da Napoleone.

Facciamo qualche passo indietro. Siamo nel 1805, Napoleone domina l’Europa con le sue armate. Il 1805 è l’anno delle sfolgoranti vittorie di Ulma e Austerlitz (e l’anno dopo sarà la volta di Jena e Auerstadt). Ma il 1805 è anche l’anno di Trafalgar: sui mari è la flotta britannica a farla da padrona. Napoleone non ci sta e vuole potenziare la sua Marina; sa bene che la costruzione di una forza armata passa in primo luogo dal potenziamento delle infrastrutture logistiche da cui essa dipende; questo è ancor più vero per la Marina. La Francia ha già ottime basi navali e ottimi arsenali (ossia cantieri navali militari di Stato). Ma Napoleone ne vuole di più, per giocarsela alla pari sul mare con gli inglesi. Pianifica la costruzione di nuovi arsenali in modo che in ogni teatro marittimo i grandi arsenali già esistenti siano affiancati e sostenuti da altri, secondari per dimensioni ma non per importanza. Tolone è il grande arsenale francese nel Mediterraneo; orbene, bisogna scegliere dove realizzare quello secondario che sostenga e sia alternativo a Tolone. Genova è un ottimo porto e ha già un arsenale militare francese (il cantiere della Foce) ma è in primo luogo porto commerciale e non si presta così bene alla difesa sul fronte mare come l’alternativa che Napoleone ha in mente: il Golfo della Spezia. Napoleone lo conosce: l’ha visto e l’ha giudicato «il più bel porto dell’Universo». Qui, nell’ansa del Varignano, vuole realizzare il suo arsenale. Invia i suoi cartografi per conoscere meglio la conformazione del territorio: sarà un momento storico per la cartografia, perché cartografi francesi applicano qui per la prima volta in modo sistematico il metodo di rilevamento per curve di rilievo orizzontali (il sistema che ancor oggi viene utilizzato). Poi chiede l’elaborazione di progetti per l’arsenale; per una nuova città da costruirgli vicino in modo da ospitarne il personale; per le fortificazioni che devono proteggere sia l’arsenale che la città tanto sul fronte terrestre quanto su quello marittimo; per la rete stradale che deve servire tutto il complesso. Infine ordina il trasferimento del Prefetto marittimo di Genova alla Spezia. Anche nel caso dell’arsenale, come per il campo trincerato di Genova, il progetto resta sulla carta. Viene completato il lavoro cartografico, viene avviata la costruzione di una strada ma nulla più: i soldi scarseggiano e il 1814 arriva in fretta.

Torniamo ora agli anni Quaranta dell’Ottocento, quando il governo sabaudo valuta la realizzazione della nuova base navale-arsenale della sua Marina e si ritrova anche qui l’idea già pronta: l’idea napoleonica, con annesso progetto, di utilizzare il seno del Varignano nel Golfo della Spezia. Come nel caso di Genova il genio militare sabaudo non si ferma al progetto napoleonico: lo sviluppa, propone delle varianti migliorative e stende progetti per ampliare l’area dell’arsenale coinvolgendo oltre al Varignano il vicino seno delle Grazie. Iniziano i lavori per realizzare il progetto Varignano-Grazie ma la storia del Regno di Sardegna prende a questo punto un cammino rapido e imprevedibile: nel 1859 il Regno di Sardegna si trasforma da Stato regionale a Regno del Nord Italia, nel 1860 annette anche le Due Sicilie dando vita nel 1861 all’Italia Unita. Cavour, ancor prima che Garibaldi gli consegnasse le Due Sicilie, si era reso conto che il progetto Varignano-Grazie era troppo limitato per la Marina di un Regno che in quel momento comprendeva tutta l’Italia settentrionale (ad eccezione di Veneto, Trentino e Friuli). Era giunta l’ora di guardare oltre la linea tracciata dai progetti napoleonici. Domenico Chiodo aveva già pronto il progetto di cui Cavour sentiva il bisogno: un grande arsenale estenso a tutta l’area del Golfo della Spezia: dal Muggiano fino a Panigaglia, passando per La Spezia e San Vito. Il progetto di Chiodo verrà rapidamente messo in opera e da qui nascerà il grande arsenale che oggi conosciamo.

Emiliano Beri

Libro BeriGenova e La Spezia da Napoleone ai Savoia
Militarizzazione e territorio nella Liguria dell’Ottocento
Autore: Emiliano Beri
Editore: Città del Silenzio
Anno di Pubblicazione: 2014
ISBN: 978 88 97273 19 6
Formato 17×24
Pagine: 240
Prezzo di copertina: 25 € 

Corredato da fonti e bibliografia, indice dei nomi, indice dei luoghi

Mappe allegate a colori in grande formato:
-Il Golfo di La Spezia nel XVIII secolo
-Piano dimostrativo della città di Genova (1817)

 

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